L’I Ching, o Libro dei Mutamenti, è un antichissimo testo cinese, considerato il più antico dei libri sacri della storia dell’umanità.

Tramandato dapprima oralmente, almeno due secoli prima di Cristo venne elaborato dai due più grandi maestri del pensiero cinese: Lao Tze (padre del Taoismo) e Confucio, il quale insieme ai propri allievi ne trascrisse poi i commentari.

In Occidente il libro viene invece divulgato ad opera di due grandi studiosi solo agli inizi del Novecento: il linguista Richard Wihelm e lo psichiatra e simbolista Carl Gustav Jung, i quali si assumeranno il compito di tradurre il significato talvolta enigmatico e imperscrutabile del testo.

Utilizzato soprattutto come potente strumento divinatorio, l’I Ching è tutt’oggi fonte inesauribile di saggezza per milioni di persone in tutto il mondo.

Utilizzarlo in modo corretto e regolare, aiuta infatti a sviluppare la percezione,

l’intuizione e il potere creativo della mente, acquisendo una mentalità elastica e capace di adattarsi ai mutamenti del tempo e delle situazioni della nostra vita ed uno stile di vita il più possibile equilibrio ed armonico con quanto ci circonda.

La consultazione dell’I Ching si basa in particolare sul principio di sincronicità (che Jung ha ben illustrato in un suo famoso trattato anonimo), che presuppone una specularità fra il nostro pensiero e la realtà fenomenica, nonché l’esistenza di una mente universale di cui tutte le menti fanno parte, da tutta l’eternità.

È a questa “mente delle menti” che attinge l’I Ching per trarre i propri straordinari insegnamenti, i quali derivano dall’osservazione attenta dei fenomeni naturali e dalla conoscenza di tutte le cose.

Accostarsi dunque all’I Ching non è un gioco, come molti credono, ma un preciso rituale, equivalente ad entrare in un tempio sacro, per incontrare il cosiddetto “uomo dei cinquemila anni”, che tutto sa e tutto vede, i cui consigli sono in grado di trasformare profondamente non solo il modo di pensare e l’attitudine chi li riceve, ma anche la sua intera esistenza.