“Il secolo XXI o sarà mistico o non sarà” - André Malraux
Prima dell'alba
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| Giulietta Bandiera | Opinioni
Molti anni fa, quando studiavo per sostenere l’esame di giornalismo, lessi un interessante libro sulle origini del pensiero politico occidentale, dal quale appresi che le principali ideologie derivavano fondamentalmente da tre matrici teoriche, che in estrema sintesi possono essere riassunte come segue: il pensiero LIBERALE (conservatore, ciò che in politica identifichiamo come "destra") sostiene che tutti gli uomini siano diversi e che essi abbiano diritto ad opportunità proporzionali ai propri talenti e alla propria iniziativa individuale.
Ad esso fa da sponda il pensiero SOCIALISTA (progressista, identificato come "sinistra") il quale sostiene invece che tutti gli uomini siano uguali e debbano pertanto avere uguali diritti, indipendentemente dal loro valore personale e dalle rispettive capacità.
Fra questi due estremi, si colloca il pensiero CRISTIANO (moderato, noto politicamente come "centro") il quale sostiene che tutti gli uomini siano diversi, ma che essi siano anche fratelli e che di conseguenza i loro rapporti dovrebbero fondarsi essenzialmente sull’amore, la cooperazione e lo scambio reciproco, naturale ed armonico.
Malauguratamente, nel momento stesso in cui un ideale viene applicato alla realtà, esso perde la propria purezza originaria, corrompendosi e dando vita a degenerazioni come i fanatismi e i totalitarismi di qualsiasi colore.
Ecco il motivo per cui il “centro cristiano”, oggi tanto osteggiato dal potere vigente, andrebbe radicalmente ripensato, anche alla luce dei più recenti cambiamenti di paradigma e dello sviluppo della coscienza collettiva, nella direzione di un più profondo radicamento nella propria identità e della propria matrice spirituale e “mistica”, banalizzata e sostituita nel frattempo dalla cultura "consu-mistica”, sempre più scientista e tecnicista.
Prendo a prestito le parole del padre comboniano Giuseppe Scattolin per ricordare che il termine ‘mistico’ identifica nel suo senso più autentico “ciò che vi è di più reale nel profondo del cuore umano, là dove l’uomo si incontra con l’Assoluto acquisendo una visione trasformante”. Entrare nella dimensione mistica significa dunque “prendere sul serio tale dimensione fondamentale dell’essere umano, verificandola nel proprio esistere quotidiano e scommettendo su di essa la propria vita”.
In tempi in cui la politica ha disperso ogni etica ed ogni pudore e in cui la Chiesa stessa sembra avere smarrito paradossalmente la propria funzione primaria di guida spirituale, insieme alla capacità di dare risposta alle istanze più profonde dell’essere umano, credo che abbiamo tutti il “sacro” diritto e dovere di rivendicare invece, tutta intera, la nostra umanità, sia che ci riconosciamo in un ideale religioso, o meno.
Non se ne abbiano a male, tuttavia, i sostenitori della società multietnica e multireligiosa, se propongo come via privilegiata per questo rilancio spirituale della società, proprio l’ideale cristiano, in quanto saldamente fondato su quella libertà (libero arbitrio), che dovrebbe essere la base stessa di ogni democrazia, di più, di ogni civiltà.
Con il pretesto di una pandemia creata a tavolino, reale e pericolosa solamente in parte, si sta imponendo al pianeta un’unica forma-pensiero, che rischia di annullare la coscienza critica individuale, facendo leva sulla paura e sulla separazione e inducendo molti a barattare la libertà in cambio di una sicurezza solo apparente. Ma per chi ha occhi per vedere, proprio questa crisi planetaria paragonata non a sproposito ad un’apocalisse, ha espletato la propria funzione rivelatrice, rendendo ancor più impellente l’urgenza di far fronte al rischio di una totale disumanizzazione dell’individuo e della società.
Non resta dunque che confidare nella possibilità che questa sia l’ora più buia che precede l’alba e che dal basso, proprio qui, proprio ora, possa sorgere un movimento di anime e di coscienze capaci di vedere oltre la realtà apparente e di trascenderla, operando una scelta forte e definitiva non più in direzione di una “croce” intesa come simbolo di “sacrificio”, ma verso un “sacrum facere”, un “atto sacro” di risveglio e di rinascita.
Tentando di uccidere Dio nell’uomo e con esso la fede nelle sue infinite possibilità, l’attuale potere sovrapolitico, finanziario, scientista e tecnicista non sta tenendo conto del fatto che, nel processo di evoluzione indicato da Cristo, quello che conduce l’uomo a riconoscersi nella propria di divinità, è proprio la croce il passaggio cruciale che precede la resurrezione.